Le vaccinazioni nell’infanzia rappresentano la primaria misura preventiva atta a contrastare l’insorgenza di pericolose malattie infettive nei più piccoli.
Sebbene infatti il nostro sistema immunitario sia programmato per intervenire contro qualsiasi attacco esterno, la risposta immunitaria dei soggetti non vaccinati è meno immediata, dal momento che questi non sono mai entrati in contatto con un dato agente infettivo. Di conseguenza, i tempi di reazione a un’infezione, ad esempio, sono assai più lunghi e permettono all’agente patogeno di proliferare incontrastato e di produrre la malattia.
I vaccini infatti contengono gli agenti infettivi portatori della malattia, indeboliti o inattivati in laboratorio. Una volta somministrati, essi inducono la risposta immunitaria dell’organismo attraverso la formazione di specifiche difese, capaci di neutralizzare virus e batteri portatori del contagio. In questo senso, i vaccini rappresentano un vero e proprio allenamento del sistema immunitario, consentendo all’organismo di riconoscere nel tempo il virus o il batterio e di combatterlo, evitando la malattia e le sue complicanze.
Pertanto, è importante riconoscere il duplice ruolo della vaccinazione, come strumento preventivo per la salute individuale, ma anche e soprattutto per quella collettiva; ridurre le possibilità di contrazione di gravi malattie da parte dei bambini infatti significa anche limitare la capacità di un agente patogeno di diffondersi fra la popolazione fino a diventare epidemia.
È possibile consultare il sito del Ministero della Salute[1] per scoprire quali siano le vaccinazioni raccomandate e quali le obbligatorie per classe di età, categoria e condizione. In particolare, in ambito pediatrico, il Calendario Vaccinale[2] offre un quadro completo sui vaccini necessari per i minori di 16 anni.
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