In occasione del 4° congresso nell’ambito della prevenzione in pediatria, in calendario per il 27 novembre 2021, abbiamo intervistato il dottor Massimo Landi, pediatra e allergologo.
Dottor Landi, a che età possono insorgere le allergie?
Non esistono vincoli o limiti di età per la manifestazione delle allergie, che possono insorgere in qualsiasi fase della vita. In ambito pediatrico, però, l’allergene responsabile della manifestazione allergica è diverso in base all’età del bambino. Nei primi anni di vita giocano un ruolo fondamentale le allergie alimentari, che possono manifestarsi anche molto precocemente. Nei primi 5-6 mesi di vita, gli allergeni principali sono rappresentati dalle proteine del latte vaccino, mentre dai 6 ai 12 mesi sono le proteine dell’uovo. Man mano che il bambino cresce possono subentrare altre allergie alimentari, come quelle alla frutta a guscio.
L’altra grande categoria allergica è data dalle allergie respiratorie, che trovano posto prevalentemente a partire dai 3 anni di vita.
Come riconoscere le allergie e come distinguerle da altre patologie?
L’anamnesi, la storia familiare e un’attenta valutazione della sintomatologia sono il punto di partenza per qualsiasi diagnosi in campo medico, compresa la diagnostica allergologica. Grazie a questi elementi, lo specialista può decidere se e come indagare il proprio paziente, a quali test sottoporlo e quali trattamenti somministrargli. Riconoscere le allergie respiratorie può essere più semplice rispetto alle allergie alimentari, perché i loro sintomi sono facilmente identificabili: la rinite si manifesta con prurito, starnuti, rinorrea, ostruzione nasale, prurito agli occhi e lacrimazione, mentre l’asma con difficoltà respiratoria, dispnea, respiro sibilante, senso di costrizione toracica e tosse.
Le allergie alimentari, invece, possono rivelarsi assai più subdole e difficili da riconoscere, a causa della grande varietà di allergeni che entrano in gioco in ambito nutrizionale.
Che tipi di allergie possono manifestarsi nei bambini?
Le principali allergie tipiche della fascia pediatrica sono le allergie alimentari e quelle respiratorie. Gli allergeni responsabili delle allergie alimentari sono le proteine del latte, le proteine dell’uovo, la frutta a guscio (noci, nocciole, arachidi) e il pesce. Per quanto riguarda le allergie respiratorie, le più diffuse sono quelle provocate dalle graminacee, dagli acari, dal pelo del cane e/o del gatto, e dalle muffe. Sono più rare, invece, altre allergie, come l’allergia ai farmaci, assai più tipica nell’adulto, l’allergia al veleno degli imenotteri (api, vespe) e la dermatite da contatto, provocata, ad esempio, dall’allergia al nichel.
È possibile prevenire l’insorgenza delle allergie?
A questa domanda hanno cercato di dare risposta moltissimi ricercatori, non senza difficoltà. Alcuni studi recenti hanno tentato di analizzare la questione della prevenzione tramite il concetto di esposoma. L’esposoma rappresenta tutto ciò che circonda il paziente e che fa parte del suo patrimonio genetico, dal tipo di parto da cui è nato, all’utilizzo di antibiotici in gravidanza, dall’esposizione al fumo passivo dopo la nascita, al tipo di alimentazione durante i primi mesi di vita, alla crescita in città o in campagna. Queste variabili, unite alla familiarità con certe allergie, possono incidere enormemente sulla loro insorgenza.
Detto questo, allo stato attuale delle cose, una vera e propria prevenzione che possa renderci immuni dalle allergie è assai difficile. Parlare di prevenzione in ambito allergologico significa infatti addentrarsi in un campo multifattoriale, in cui la medicina, da sola, ha paradossalmente un range di manovra assai limitato. Quello che possiamo certamente fare è ripensare i nostri stili di vita, puntando su scelte più salubri e prediligendo comportamenti più naturali e meno artificiali.
Attraverso quali strumenti/esami è possibile diagnosticare un’allergia?
Il test più conosciuto e utilizzato in ambito diagnostico è sicuramente il Prick Test, un esame di primo livello adatto a tutte le età, utile sia per individuare le allergie alimentari sia quelle respiratorie. Il test si esegue pungendo leggermente la cute con un’apposita lancetta e applicando una goccia di allergene sulla cute dell’avambraccio. Oltre a essere un test di facile esecuzione, rapido e molto economico, il Prick Test ha il grande merito di essere estremamente veritiero e attendibile sulla negatività.
Un altro test di reazione cutanea è il Patch Test, principalmente utilizzato per accertare le dermatiti da contatto, attraverso l’applicazione di cerotti sulla schiena.
Per diagnosticare allergie in ambito respiratorio, soprattutto nei sospetti di asma, si usano anche la spirometria, la citologia nasale, il test dell’ossido nitrico nell’esalato. In alcuni casi, infine, può essere utile ricorrere al dosaggio delle IgE specifiche.
Come alleviare i sintomi delle allergie?
L’allergia è una malattia infiammatoria, per la precisione, un’infiammazione di tipo TH2, con un’importante componente eosinofilico-mastocitaria. I farmaci deputati alla cura dei sintomi e alla riduzione di questa infiammazione sono gli antistaminici e i cortisonici. Gli antistaminici funzionano molto bene sull’orticaria, sul naso che cola, sugli starnuti, sul prurito oculare e/o nasale; il cortisone, spruzzato nel naso o inalato per via aerosolica, funziona molto bene nella cura della rinite allergica e dell’asma.
Per patologie più gravi e più reiterate, come l’orticaria cronica, la dermatite atopica grave e l’asma severa, è possibile ricorrere a degli importanti biologici che vanno a colpire l’eosinofilo direttamente oppure attraverso il precursore (l’interluchina-5), per ridurre la presenza del granulocita responsabile dell’infiammazione.
A proposito dei test sulle intolleranze alimentari, molto in voga da qualche anno, cosa si può dire?
I più celebri sono il vega test, il tria test, il test citotossico, l’analisi del capello, il dosaggio delle IgG. Si tratta di test alternativi che non hanno nessuna attendibilità scientifica e che, di fatto, veicolano messaggi sbagliati nella popolazione. Ciò che dovrebbe far riflettere e diffidare da questi test è la pressoché costante positività che si riscontra in tutti i pazienti. Le statistiche, infatti, ci dicono che chiunque si sottoponga a questi test risulta intollerante a qualcosa: chi al latte, chi al lievito, chi al grano, chi al pomodoro. Quello che è certo è che attualmente non abbiamo indagini diagnostiche affidabili, se si esclude l’intolleranza al lattosio.

Massimo Landi
Pediatra di Famiglia, ASL Città di Torino.
Collaboratore di ricerca Allergologia e Pneumologia Pediatrica IBIM CNR Palermo.
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